Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale. Anche quando sembra non esserlo. Giurin giurello.
Sono le 6 del mattino. Per diversi motivi sono due notti che dormo nulla. Mi sento un po’ come Narcolettico, il mio amico d’infanzia, che mi aspetta sotto casa sua. Recupero lui e il suo mini zainetto, in cui sostiene ci stia tutto l’indispensabile per tre giorni di viaggio, e insieme ci dirigiamo alla fermata Flixbus di Corso Vittorio. Il bus parte alle 7:30, meglio essere lì un quarto d’ora prima. Quasi tutti gli altri compagni di avventura ci stanno già aspettando. C’è Il Biondo, ossessionato da Praga fin da quando facevamo le superiori assieme, e Ottavo, un suo amico. Dal bar vicino escono Voglia Di Vivere, uno dei miei migliori amici, suo cugino Monaco e Mano Moscia, fratello di Monaco nonchè il “piccolino del gruppo”. Simolo, un amico che ho conosciuto qualche mese fa, salirà a Stura. Dopo circa 3 ore di viaggio, al costo di 11€, arriviamo all’Aeroporto di Bergamo Orio Al Serio. Superati i controlli, ci mettiamo in fila al gate apparso sui tabelloni. Ryanair ha recentemente cambiato la sua politica sui bagagli a mano, perciò avendo pagato il biglietto solo 28€, ci imbarcano il trolley. Prego Apollo affinchè non lo perdano. A mezzogiorno decolliamo e alle 13:25, puntuali, si atterra. Recuperiamo le valigie, resistendo alla voglia di fare un giro sul nastro trasportatore stile Mr. Bean, e ci dirigiamo all’uscita. Quì ci aspetta l’autista che per 50€ ci porterà fin sotto l’appartamento. Si spera. Sembra una cosa da ricchi, e lo sarebbe stato se l’autista avesse avuto un cappellino e la macchina fosse stata una limousine. Invece il guido era un ceco scazzato e il mezzo di locomozione un furgoncino. Per tutto il viaggio Simolo e Narcolettico si sbizzariscono con battute sui cechi ciechi (motivetto che accompagnerà tutti per l’intera vacanza). Arriviamo nel palazzo e ci accoglie una bellissima ragazza, tanto bionda quanto antipatica. Raccoglie i nostri dati e ci fa giurare con il sangue che dopo le 22 non avremmo fatto casino, pena una multa. Se, credice a bella. Considerando che l’appartamento costa 29€ a testa, è meglio di quanto ci aspettassimo, non tenendo conto del bagno comunicante con la cucina ovviamente. Strane usanze questi slavi. Usciamo e ci dirigiamo verso un vicino supermercato in cui fare provviste. Mai speranza fu più vana. Ripieghiamo su un Tesco poco più lontano e riusciamo a reperire beni di prima necessità, quali acqua, pasta, sugo e patatine alla fragola. Con le buste colme, accecati dalla fame, ci fiondiamo in un KFC, tipico locale est europeo, dove decimiamo la loro riserva di pollame. Posiamo la spesa a casa, e ci incamminiamo subito verso Piazza Venceslao, che dista una decina di minuti. A quanto pare a Praga non hanno il semaforo giallo come da noi, e il verde per i pedoni dura una manciata di secondi (letteralmente: c’è anche il conto alla rovescia!). Perciò capita che il tempo di esclamare:”è verde!” tu ti possa ritrovare a metà della strada con il semaforo rosso e le macchine che sfrecciano impazientemente. Inoltre risparmiano sulla vernice e quindi per attraversare è necessario fare il giro dell’oca, passare dal via, ritirare le 200 lire e dichiarare guerra al Quebec.

La piazza, luogo di molte proteste politiche, si rivela essere un lungo viale contornato da edifici di diversi stili e da catene e locali. La sormonta il Museo Nazionale, che a nostro malgrado è in ristrutturazione: mani dietro la schiena e si va ad osservare i cantieri, sputando bestemmie. Percorriamo il percorso pedonale per l’intera lunghezza e al fondo giriamo a sinistra. Sempre dritto s’incontra il Teatro Nazionale e dei lampioni con delle palle da calcio come lampada. Le famose palle della regina. Poco più avanti si finisce nella Moldova, il fiume che attraversa la capitale ceca. Lo costeggiamo fino ad arrivare alla Casa Danzante, che è meno di quanto appaia nelle foto. Proseguendo finiamo nel complesso che ospita il Monastero Emmaus, il quale merita per la somiglianza con l’Occhio di Sauron e per la suggestiva terrazza posta di fronte all’entrata. Quì, grazie ad un app Samsung, scopriamo che Voglia di Vivere ha 120 battiti al minuto. A riposo. Finita la pausa sigaretta, in attesa che gli scoppi un embolo, ritorniamo sui nostri passi per 5 minuti e saliamo sul tram 16 alla fermata Karlovo nàmestì, direzione Vysocanskà. Acquistiamo i biglietti all’omonima stazione della metro per 24 corone. Scendiamo dopo 5 fermate a Vinohradskà vodàrna e da lì giriamo a sinistra e tiriamo dritto.

Finiamo in un parco che ospita la moderna Chiesa del Santissimo Cuore, e poco più avanti, lo Torre della Televisione. Dopo esser rimasti ad osservare una donna giocare a bocce da sola, prendiamo la metro verde che c’è nel parco e scendiamo a Nàmestì Mìru. Sulle scale vediamo una cieca ceca accompagnata da un cane ceco per ciechi cechi. A noi fa tanto ridere. Camminiamo per una decina di minuti e torniamo all’appartamento, pronti per la cena. Ma con soli due mini fuochi ad induzione, dei pentolini e un pesto al sapore di muffa, viene fuori una pasta in brodo immangiabile. Comunque Simolo apprezza e ci puccia dentro anche le patatine alle fragole: dei dixi al gusto di Biochetasi. Alle 23 ci mettiamo alla ricerca di un pub aperto, peccato che cenando alle 18, i praghesi per quell’ora siano già ubriachi per le strade e trovare un locale aperto fino a tardi diventa un’impresa. Smanettiamo su Google e ne scopriamo uno poco distante. Ci fiondiamo e appena arrivati ordiniamo birra, birra e ancora birra. Tranne Voglia di Vivere che ordina un the caldo: lui si che sa come ci si diverte! Poi mi viene fame e quindi prendo dei nachos. Ma anche Mano Moscia ha fame e quindi i nachos finiscono troppo in fretta. Allora mi butto su qualcosa di più autoctono e mi ritrovo con una salsiccia sottaceto accompagnata da un cetriolo sottaceto. Sarà che a me l’aceto non piace, sarà che la forma fallica non aiuta, ma mi passa la fame e mi sale l’abbiocco. A risvegliarmi ci pensa un nutrito gruppo d’inglesi molto allegri. Uno in particolare ci raggiunge al tavolo e sbiascicando ci racconta che sono quì per consolare un amico lasciato due giorni prima del matrimonio. Ce lo indica e in effetti il ragazzo mostra tutti i segni della sbornia triste. Si è fatta una certa, quindi facciamo come Baglioni e lasciamo gli inglesi ai loro cori. Noi andiamo a nanna.
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2 pensieri su “Il gulash delle 3 di notte – Day 1”