Se ti sei letto la prima parte (che trovi QUI), la seconda (che trovi QUI) e ora stai per iniziare la terza, le cose sono due: o mi vuoi davvero bene – e tendenzialmente escluderei questa ipotesi – oppure ti sei appassionato alla storia e ti sta venendo voglia di andare a Praga.
“Esco o non esco? Fuori è caldo ma è normale ad agosto […]”. Il Biondo ha deciso di svegliarci con Pesto di Calcutta, canzone che amo, così come amo l’Indie Italiano. Non si può dire lo stesso di Voglia di Vivere. Purtroppo mi sono perso la scena, ma così mi è stata raccontata: Il Biondo s’intrufola nel letto dove ancora giacciono Narcolettico e Voglia di Vivere. Quest’ultimo, che condivide con Rocco Siffredi due cose: l’appetito sessuale e… beh l’altra ve la lascio immaginare, s’inquieta e stupra Il Biondo che nel tentare la fuga riempie di ginocchiate la schiena del già malconcio Narcolettico. E’ il battesimo del fuoco: non puoi dire di essere entrato davvero nella nostra cerchia di amici se Voglia di Vivere non te lo appoggia almeno una volta. Purtroppo oggi è l’ultimo giorno, quindi dobbiamo lasciare l’appartamento. Fatte le valigie, prendiamo la metro rossa a I.P. Pavlova che dista 5 minuti a piedi dalla casa. Scendiamo dopo due fermate in direzione Letnany e ci ritroviamo nella principale stazione ferroviaria di Praga (anche detta Hlavnì nàdrazì). Dopo aver chiesto dove si trova all’ufficio informazioni, lasciamo i bagagli al deposito. Al costo di 60 corone stipiamo in un armadietto tutti i trolley, borsoni e cadaveri fatti a pezzi, dopodiché usciamo dalla stazione e tiriamo dritto verso la Porta delle Polveri. Nel tragitto di 10 minuti ci imbattiamo in un corteo di auto d’epoca, in una sinagoga e in una chiesa. Di fianco a questa torre usata per stipare la polvere da sparo, si trova la Casa Municipale, che merita una foto, mentre poco più avanti c’è il Palladium, un enorme centro commerciale. Non ci vuoi entrare per fare una capatina da Starbucks?

Io mi rifiuto e col Biondo ci mangiamo un hamburger col pane di colore nero da Burger King (tipico locale figlio del passato comunista). Fatta la colazione, passiamo sotto la Torre delle Polveri e proseguiamo lungo la strada fino ad incontrare la principale, e più vecchia, piazza della città. In mezzo alla fiumana di gente che la gremisce c’è anche spazio per delle mascotte giganti di panda e orsi polari che vagano sotto il sole cocente in cerca di turisti da spennare con qualche foto ricordo. Voglio visitare la Chiesa di Santa Maria di Tyn, ma l’entrata non si trova. Faccio il giro dell’edificio 2 volte, poi mi arrendo e chiedo ad un cameriere. Il portone d’ingresso si raggiunge dopo averne attraversato un altro nascosto tra i tanti ristoranti che selvaggiamente coprono la facciata della chiesa stessa. Dopo una rapida visita agli splendidi interni, continuiamo il giro della piazza. Purtroppo il celeberrimo Orologio Astronomico (in ristrutturazione per la prima volta dal Dopoguerra: che cu*o!) è un cantiere, l’ennesimo del nostro viaggio. Ci consoliamo acquistando all’Hard Rock Cafè di fronte, l’immancabile maglia da collezione.

Concludiamo con la Chiesa di San Nicola (Praga is the new Bari) che riusciamo a visitare imbucandoci a scrocco con una comitiva di altri turisti. Proseguiamo a nord e ci addentriamo nel quartiere ebraico. Il lusso si spreca, quindi anche gli stereotipi sugli ebrei sono rispettati. Meno male. Quì diamo una rapida occhiata alla Sinagoga Vecchio-Nuova, la più antica d’Europa in cui si dice abbia predicato il rabbino padre del mitologico Golem (da cui è tratta la storia di Frankenstein). Le sue spoglie riposano nell’adiacente cimitero.

Siccome visitarlo costa un botto, e a me i morti piace lasciarli tranquilli, diamo una sbirciata attraverso i muri di recinzione, mentre lo circumnavighiamo per andare a fotografare il Rodolfinum, una sala da concerto. Per la gioia dei miei compagni di viaggio annuncio che ho finito i posti da visitare, quindi andiamo a festeggiare in un negozio di souvenir, in cui ci accorgiamo che la proprietaria capisce l’italiano solo dopo aver abbondantemente insultato la qualità dei prodotti in vendita. Nonostante questo ci suggerisce il posto in cui andremo a pranzare e, sorprendentemente, non ci fa finire in una bettola, bensì in un ristorante carino proprio a 2 passi dal suo negozio e dalla metropolitana. Consumiamo il nostro ultimo pasto a base di carne di maiale e anatra affogandolo nella birra, dopodichè prendiamo la linea verde da Staromestskà in direzione Depo Hostivar per 2 fermate. Da Muzeum raggiungiamo la stazione ferroviaria in 5 minuti e, recuperati i bagagli, saliamo sull’AirportExpress, un bus che per 75 corone ci porta al terminal 2 (quello dei voli europei) in un’ora e mezza. Mancano 2 ore al decollo, quindi passati i controlli ci gingilliamo nei pressi del gate. Mentre siamo in fila, Voglia di Vivere si mette in mostra aiutando un vecchio a spaccare il suo trolley, che con le ruote non rispetta gli standard di misura dell’EasyJet. Esibita carta d’imbarco e d’identità, raggiungiamo i nostri posti sul velivolo. Narcolettico è seduto in mezzo a me e al Biondo. E ovviamente lui ha il terrore di volare. Studia a memoria le indicazioni in caso di disastro dal foglio che si trova nello schienale di fronte, prendendolo e riponendolo fino a quando quello seduto davanti decide di cambiare di posto col padre esclamando:”Mi hai cag*to la minch*a!”. Allora inizia a parlare a ruota libera, interrompendosi improvisamente ad ogni minimo movimento dell’aereo. Ci dice che gli vengono “i brividi alle palle”. Io e Il Biondo abbiamo le lacrime agli occhi mentre lo vediamo sbiancare ad ogni possibile catastrofe incombente che, bastardatamente, gli elenchiamo. Ad un vuoto d’aria si aggrappa al sedile del malcapitato di fronte, pinzandogli con le mani tremanti un braccio. Decide allora di comprare qualcosa da mangiare. Tira fuori il menù dalla stessa tasca in cui ci sono le indicazioni di emergenza, giusto un attimo dopo che il carrello delle hostess è passato. Passa in ressegna ogni prodotto una decina di volte, dopodichè opta per delle noccioline al bacon e chiama la povera Anna, che tempestata di domande sui possibili metodi di pagamento, si rifugia in cabina in cerca di risposte. Torna piena di mestizia e, quando Narcolettico quasi quasi decide che non ha così fame, io e Il Biondo lo obblighiamo per evitare l’ennesima figura di Merkel. Finalmente dopo un’ora e mezza atterriamo a Milano Malpensa. Ad aspettarci ci sono alcuni dei nostri genitori, altrimenti per tornare a Torino avremmo dovuto prendere il bus della Sadem che costa ben 22 euro. E noi siamo, sopratutto e prima di tutto, dei poracci a cui piace viaggiare insieme.
Questa vacanza finisce quì, ma ci sono molti altri InViaggioConPisci che aspettano di essere vissuti e scritti – Promessa o minaccia? decidete voi – Nel frattempo, se ti è piaciuto questo InViaggioConPisci e ne vuoi leggere altri metti un like alla pagina fb del sito (CLICCA QUI) e iscriviti alla newsletter cliccando il bottone STALKERAMI! in alto a destra