Facebook uccide

facebook-blood112.500 morti. Potrebbe essere il numero di vittime delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki alla fine della Seconda Guerra Mondiale. E’ il numero di potenziali suicidi causati annualmente dal cyberbullismo in Italia. Più che in ogni altro paese d’Europa. Come si ottiene questa spaventosa cifra? Dei circa 2.500.000 ragazzi che tra gli 11 e i 17 anni abitano il Belpaese, più del 90% fa uso (e spesso abuso) di intenet e social (dati ISTAT). Di questi, secondo il CENSIS 2016, 1 su 10 è vittima di cyberbullismo, e poco più della metà dichiara di aver pensato al suicidio nel momento di massimo sconforto. E le cifre sono sottostimate e in inesorabile aumento negli anni. Come una bomba atomica che lenta e silenziosa deflagra avvelenandoci tutti. Ancora una volta l’uomo è in grado di sviluppare alta tecnologia grazie all’ingegno, ma non è capace di utilizzarlo nell’applicazione della stessa. Come già avvenuto in passato con la dinamite di Nobel, nata per scavare gallerie e non per far saltare in aria le persone. E quindi i social diventano la massima espressione di democrazia, in cui tutti possono dire tutto (e chi ha voglia di ascoltare?). Ma sono anche terra di nessuno, uno spazio nell’iperuranio in cui non vige nessuna legge, nè sociale nè giuridica. E se tra le nuove generazioni, sempre meno avvezze al contatto umano, ci si innamora su un app, anche la sessualità si digitalizza. Nasce così il fenomeno del sexting: lo scambio di immagini hot tramite messaggio. E in questo le femmine diventano le vittime principali. Aggiungiamoci che gli adulti, sempre più presi dal lavoro e altre faccende (e spesso i primi a mal utilizzare le potenzialità dei social, con commenti ingiuriosi e fake news), non sono coinvolti dai figli quando bullizzati, gli ingredienti per una potenziale catastrofe sono evidenti sotto i nostri occhi ciechi. Riusciremo a fermare l’orologio dell’apocalisse?

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