
No, non sono contento che la Francia abbia vinto il Mondiale. Figuriamoci che ci avevo pure scommesso contro. E il mio capo è di Parigi, perciò per un po’ mi darà il tormento ad ogni meeting (e continuare a ricordargli il 2006 inizia a diventare un po’ triste…). Però c’è una cosa che mi ha fatto riflettere leggendo i nomi dei Campioni: sono per lo più di origine straniera. Ad essere precisi ben 18 giocatori sui 23 convocati dal CT Deschamps. Per la maggior parte provenienti da ex colonie francesi in Africa (e il risultato cromatico nelle foto pre-partita è evidente), ma ce n’è anche uno di origini italiane (Giroud) e persino il capitano Lloris ha sangue catalano. Un grande esempio di globalizzazione, che dimostra come anche persone provenienti da diversi paesi (spesso in conflitto fra loro), con diverse culture e religioni, possano cooperare assieme per una vittoria comune. Fa quindi strano vedere i cugini mangia-ranocchie esaltare, giustamente, i loro begnamini agli Champs-Elysees e poi rifiutarsi di aprire le frontiere, lasciando i migranti a Ventimiglia. Quanto può essere contradditoria quest’Europa unita, in cui il populismo xenofobo sta prendendo sempe più piede? Si può seguire con così ardore una rappresentazione come la Coppa del Mondo (che ha come scopo primo l’unione delle nazioni sotto la bandiera del calcio), e poi votare la Le Pen proprio in Francia, condividere il pensiero “Brexista” della May, oppure sostenere il governo del premier-non-eletto Salvini? A quanto pare si, e infatti i post a sfondo razzista non si sono fatti attendere. Come quello del giornalista di Mediaset Paolo Bargiggia, che delira inneggiando al sentimento nazionalista del popolo croato.

Ma il calcio non è questo, lo sport non lo è. Olimpiadi, Mondiali, dovrebbero rammentarci “che nonostante proveniamo da luoghi diversi e parliamo lingue diverse i nostri cuori battono all’unisono”. Ma se anche la FIFA, che si fa portavoce dell’uguglianza fra le persone e poi organizza la Coppa del Mondo in Russia, un paese con una dittatura autorizzata, in cui per esempio è vietato essere omossessuale, allora forse non ci si può aspettare di meglio.
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